Amateur video shows

venerdì 26 agosto 2011

Corna olimpiche

corna federica pellegrini

Quelle di Federica Pellegrini sono state davvero delle corna olimpiche, la Federica Nazionale ha avuto il coraggio di cornificare il fidanzato mentre lui era a pochi passi. Davvero boccacesca la scena del fidanzato che bussava disperato alla porta della camera dell'albergo dove la Pellegrini stava facendo sesso con un nuotatore di nome Magnini.

mercoledì 24 agosto 2011

Anche io mi sento una esy lady!



Bella canzone di Ivana Spagna, un po' vecchiotta in verità, che rappresenta tutte noi ragazze facili ;)

lunedì 22 agosto 2011

Locali per scambisti

locali per scambisti

Avete mai frequentato un locale per scambisti come quello che si vede in foto? E vi è piaciuto? Se non lo avete fatto vi consiglio di farlo, almeno una volta nella vita. Se vostro marito vi vuole accompagnare è bene, altrimenti andateci sole, MEGLIO!

sabato 20 agosto 2011

giovedì 18 agosto 2011

Storie di corna




Un'interessante articolo, trovato su internet, dedicato agli uomini cornuti. Buona lettura, cari amici!

"Cornuto" era il nome con cui veniva chiamata, volgarmente, la moneta da mezzo testone d'argento emessa in Piemonte tra la fine del 1600 e l'inizio del 1700. Era detta anche "Cornabò" che, in piemontese, vuole significare appunto "corna di bue".

Al dritto, essa presentava il ritratto di un santo a cavallo; al rovescio, uno stemma ornato di cimiero. Fu coniata a Torino ed a Vercelli dai Savoia; a Casale dai Marchesi di Monferrato; a Carmagnola dai marchesi di Saluzzo; a Masserano ed a Crevacuore dai Fieschi; e, nella zecca abbaziale di Montanaro, dall'Abate Bonifacio Ferrero e da altri feudatari.

Un altro "cornuto" fu coniato in Isvizzera - nel Vescovato di Losanna - da Monsignor Sèbastien di Monfaucon, che fu Vescovo dal 1517 al 1536. Era in argento, non recava data e probabilmente veniva utilizzato per i commerci con il Piemonte e con la Savoia. Nel rovescio, quelle monete recavano uno scudo sormontato da un elmo, con il cimiero a forma di aquila con le ali aperte che, popolarmente, venivano dette corna. Di qui derivò il soprannome della moneta. In alcuni casi, l'ornamento era rappresentato da corna di cervo.

Naturalmente il termine "cornuto" viene riferito pure ad un uomo che è stato, o che lo è ancora, tradito dalla propria compagna (e viceversa). E qui è proprio dei "cornuti" molisani che vuole parlare il vostro barbiere che, nella sua bottega, ascolta tante storielline da potere stampare un libro fitto di pagine.

Il primo esemplare locale è il "cornuto monumentale". Lo ha segnalato l'architetto Franco Valente, addirittura fotografandone le gesta quando poté constatare che a Campobasso ve n'era uno che soleva scrivere sui monumenti, e precisamente sulla facciata laterale della Chiesa di San Giorgio, una delle più importanti del capoluogo molisano. "Che amica sei? - concionava l'ignoto Paolo - Non tradirmi mai! Gli amori vanno, tu resterai. Che amica sei? Chiama quando vuoi se hai bisogno di ridere un po' ...". Constatata la performance quel rùvido architetto, molto insensibilmente, non seppe fare altro che chiosare sul web:"Se la tua amica ti mette le corna, fa bene!".

Le corna, quelle non metaforiche, non risparmiano manco il regno animale molisano. Infatti, nella ventesima regione, vive la "Capra di Campobasso", allevata in particolare a Montefalcone e nei comuni limitrofi. Secondo l'Associazione provinciale degli allevatori, quest'esemplare ha origini sconosciute. Vive in allevamenti di tipo semibrado, pascolando in zone boschive ed in terreni incolti. Di taglia media, ha la testa: leggera e non molto lunga ed è provvista di corna e di barba. Il collo è fine e mediamente lungo. Nella metà dei soggetti sono presenti tettole. La muscolatura è buona, senza essere pesante. La mammella è ben attaccata all'addome e gli arti sono sottili ma solidi con unghielli robusti Il vello è elegante con pelo lungo. I colori più diffusi sono il bianco e il nero in tutte le combinazioni. La pelle è sottile e generalmente pigmentata.

Da buon ultimo, vi sono le "corna" vere e proprie. Si tratta di quelle che compaiono sulle colonne dei quotidiani locali, più o meno sempre abbastanza scontate e miserabili, quasi mai sfocianti negli acuti drammi della gelosia di cui volentieri sogliono occuparsi certe colonne di piombo. Per esempio, ad Isernia, una signora ha dichiarato per un'inchiesta da infiltrati:"Se lui mi tradisse, non farei scenate, pure perché - dopo tanti anni - si può pure passare sopra a certe cose. Però, probabilmente a freddo, qualcosa la farei": In definitiva quello di questa donna è un atteggiamento più che contenuto, entro i limiti di una moderna e dèbita civiltà. Di sicuro non come quello di certi mariti che lasciano presagire sfracelli sui quotidiani molisani ove venissero a conoscenza che la propria signora ...

"Corna" ben diverse sono invece quelle celebrate nella letteratura mondiale tra cui primeggiano quelle fatte da Laura Malatesta, detta Parisina, a Niccolò III d'Este nel 1424-1425 in Ferrara. Dal punto di vista dell'utilizzazione letteraria, quel "cornifico" fu così fortunato da superare persino quello dantesco attribuito a Paolo ed a Francesca. Laura, andata sposa giovanissima a Niccolò III, signore di Ferrara, pare che se la intendesse a corte con il giovane Ugo, figlio di primo letto del marito e di Gigliola di Francesco da Francesco da Carrara sua prima moglie (secondo il Bandello) od uno dei trecento bastardi di Niccolò (secondo altri) gossipari letterari. Scoperta la tresca, Niccolò mando a morte la consorte fedifraga nonché Ugo ed Aldobrandino Rangone, loro supposto ruffiano. Sei anni dopo si risposò per la terza volta con Ricciarda di Tommaso di Saluzzo.

Fatto di questo genere erano piuttosto comuni pure in quei tempi; ma, forse per l'età di Parisina (che al momento della esecuzione aveva 21 anni) o per una misteriosa legge genetica che presiede ai fatti letterari, la vicenda fornì l'argomento di una novella a Matteo Bandello; di un dramma a Lope de Vega; di un poema a Byron; di una tragedia, in versi a Gabriele d'Annunzio, musicata da Pietro Mascagni.

martedì 16 agosto 2011

Il boom del porno amatoriale

porno amatoriale


In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del porno amatoriale. Sempre più donne scelgono di farsi riprendere mentre fanno sesso, magari con sconosciuti, e poi postano il tutto su internet.
E la maggior parte non lo fa per guadagnare soldi, così come credo che non l'abbia fatto per guadagnare soldi la porno segretaria del PD di San Miniato, Alice Rosi, che ha fatto un porno amatoriale per la serie "Gente Qualunque".
Il fatto è che fare un porno amatoriale è qualcosa di davvero eccitante, qualcosa che vale la pena fare almeno una volta nella vita.
Se poi facendolo si possono anche fare dei soldi, ancora meglio: è un po' come il sesso, a noi donne piace farlo se poi riusciamo anche a ottenere dei vantaggi, ancora meglio!

sabato 13 agosto 2011

Per noi donne i soldi sono importanti

come fare soldi

E' inutile essere ipocrite, lo già detto più di una volta su questo blog. I soldi per noi donne sono importanti, molto importanti. Per cui dico a voi, miei cari amici uomini, se volete avere una bella donna dovete avere i soldi, imparate a fare soldi e vedrete che le donne mostrarenna grande interesse per voi.
Ma non è solo un fatto di interesse materiale, che ovviamente c'è, è anche una questione più profonda: l'uomo con i soldi ha sicuramente più carisma e fascino di un povero perdente che non riesce a guadagnare soldi.
Ricordatevolo sempre questo, vi può cambiare la vita!

giovedì 11 agosto 2011

Brava Federica Pellegrini!



Federica Pellegrini ha dimostrato di essere una vera donna, rivendicando il diritto di chiudere una relazione e, eventualmente, tradire il proprio partner. Luca Marin parla con rabbia, la tipica rabbia del cornuto, ma Federica Pellegrini ha fatto più che bene. A proposito del cornuto Marin, voi in che categoria lo mettereste?

martedì 9 agosto 2011

Buone vacanze a tutti!



Cari amici e amiche, buone vacanze, vi auguro di divertirvi e di vivere la vita al 100% in questi giorni di riposo e divertimento, ce lo siamo meritati dopo un anno di lavoro!

lunedì 1 agosto 2011

Porno con preservativo?


Sono un'appassionata di film porno, che guardo da sola o anche in coppia con i miei partner e devo dire che trovo davvero avvilente guardare un porno dove si usano i preservativi. Di solito all'apparire del preservativo cambio film. Il fatto è che il preservativo è purtroppo elemento della nostra vita reale, una necessità che utilizzo quando ho rapporti sessuali con uomini conosciuti da poco e che non mi ispirano fiducia al 100%. Il porno dovrebbe essere fantasia, una fuga momentanea della realtà. Come si possono utilizzare i preservativi che della realtà sono una triste necessità?

La riflessione che vi ho proposto è nata da un articolo pubblicato in rete, e che qui sotto vi ripropongo. Voi che ne pensate?

«Immaginate i gladiatori nell’arena con la spada di gommapiuma… ecco, lo spettacolo non ci avrebbe guadagnato, e sarebbe un po’ la stessa cosa». Il porno con il preservativo, per Bill Margold, è una contraddizione in termini. Un affronto estetico che attenta all’etica della professione di cui è stato tutto: attore, regista, assistente sociale e dunque memoria storica. «Rubber up, sales down», più gomma, meno vendite, sintetizza. Serve a poco ricordargli che, come responsabile del Protecting Adult Welfare, un numero verde per aiutare i lavoratori hard core sull’orlo di una crisi di nervi o alle prese con ogni genere di malattia venerea, dovrebbe sembrare almeno un po’ preoccupato dall’ultimo caso di hiv che ha squassato l’industria. E che, quanto a ossimori, non scherza neppure il suo salottino popolato in perfetta par condicio da decine di Teddy Bear di pelouche e altrettante foto di ex-partner di scena, col tipico vestito adamitico che il ruolo richiede. «Perché tanti orsetti? Sono animali buoni che proteggono gli altri», ribatte, come se fosse la cosa più scontata per un sessantasettenne già pioniere del genere anal vivere nell’apparente cameretta di un cinquenne. Ma questa è l’industria cinematografica più esagerata e ricca del mondo, «il fratello rosso e grosso di Hollywood» (circa 4 miliardi di dollari contro 2,5 di fatturato), e se cercate normalità avete sbagliato indirizzo.

Nella San Fernando Valley, la propaggine sporcacciona di Los Angeles, a ottobre scorso un attore è risultato sieropositivo e le società di produzione hanno messo in quarantena i cast per quasi un mese. Puntuale come la passeggiata kantiana, è ripartito il dibattito più antico e inconcludente del settore: condom facoltativi od obbligatori? Due settimane fa un tribunale d’appello della contea si è pronunciato: nessun obbligo. La prima persona cui chiedere un parere è Steve Hirsh, fondatore e presidente della Vivid Entertainment, la più grande major hard del mondo. Uomo indaffaratissimo, non dà appuntamenti senza congruo preavviso. L’unico motivo per cui lui e gli altri protagonisti di questa storia faranno uno strappo al protocollo ha a che fare con una caratteristica del vostro cronista. Sono parzialmente omonimo di John Stagliano, alias Buttman, uno dei più celebri registi porno di tutti i tempi. Un po’ come se l’inviato a una fiera automobilistica si chiamasse Agnelli o quello alle sfilate Armani. Il dubbio viene, e vince. Hirsh mi riceve nello studio ricolmo di Avn Awards, gli oscar del ramo. «Cominciamo dai dati di fatto» esordisce questo cinquantenne in maglietta nera e bicipite scolpito, «i preservativi incidono sulle vendite dei video, riducendole di quasi un terzo. Ma se fosse l’unico modo per proteggere i nostri artisti li imporremmo comunque. Crediamo però che un sistema stringente di analisi funzioni altrettanto bene. E il fatto che negli ultimi due anni, su circa 200 mila scene girate, si siano registrati solo due casi ne è la conferma». L’obbligatorietà, secondo lui, avrebbe conseguenze catastrofiche sull’industria: «Si sposterebbe altrove, in Nevada, New Mexico, ovunque tranne che qui, e che diremmo alle migliaia di famiglie che vi lavorano?». Sull’obiezione che il suo concorrente, la Wicked Entertainment, pratichi da un decennio questa politica senza soverchie ripercussioni commerciali non vuole commentare.

stupire, però, è la posizione delle pornostar. Il primo che incontro, in una palazzina male in arnese che incrocia l’infinito Sunset Boulevard, sta cercando di rifarsi una verginità come commentatore («Sono stato citato 7 volte dal Los Angeles Times, 3 da Cnn»). Jeremy «Steele», nome d’arte assai diffuso nell’ambiente per l’allusione metallica, assomiglia più a un cantante grunge che a John Holmes e coltiva teorie della cospirazione che lo collocano in quella zona grigia che confina con la paranoia. Dice: «Prima di tutto ritengo che l’Aids sia una macchinazione che fa guadagnare le associazioni che dicono di combatterlo. E comunque la molecola del suo virus è così piccola che passa comunque anche dal preservativo. Senza considerare che hanno un tasso di rottura dell’8 per cento, se ricordo bene» (ricorda male: varia dallo 0,4 al 2,3). Ogni mestiere ha le sue malattie professionali, constata, solo che le loro fanno più paura come tutto ciò che riguarda i genitali. A ogni buon conto non li usava né quando era in piena attività né tantomeno adesso che gira poche scene al mese. Le parti più brutte di «una vita per il cinema», citando il peana di Elio e le Storie Tese, sono altre. Tipo doversi prestare a una «doppia penetrazione», l’incubo ricorrente di questi professionisti. Per non dire del prezzo che ha sul privato: «Ero troppo onesto» dice, le gambe incrociate sul divano in posa yoga, tormentandosi un calzino «e confessandolo subito alle ragazze con cui uscivo ho perso alcune occasioni di normalità che poi ho rimpianto». A quarantadue anni, dopo 14 di set, ha una fidanzata nel settore e i disclaimer non servono più. «Il paradosso˙è che lo chiamano adult entertainment ma è l’ambiente più bambinesco, che fa appello alle pulsioni più basilari nel modo più meccanico, che si possa trovare».

Per un punto di vista alternativo confido nell’Aim Health Care Foundation, la piccola Asl privata che nella vicina Sherman Oaks effettua i test sui performer – come si chiamano tra di loro – fondata «nel 1998 dalla dottoressa Sharon Mitchell, una leggendaria porn star apparsa in oltre 2000 film e che ha vinto ogni premio che l’industria può offrire» (industria che, come un veterano confida a David Foster Wallace nel miglior reportage di sempre sul tema, vive costantemente in una «Zona de-ironizzata» come questa presentazione online conferma). Non so ancora che Van Nuys Boulevard è una specie di epicentro del porno. Al 4630 si apre il bugigattolo della sala d’attesa dell’Aim, popolato di ragazze dimesse in pantaloni di felpa che necessitano di analisi del sangue o di farsi vedere da un dermatologo. La portavoce Jennifer Miller, con un seno di dimensioni innaturali, non si fa impressionare dal cognome passepartout: «Niente interviste, stiamo preparando un comunicato».

Sull’altro marciapiedi, a poche decine di metri, c’è la sede della World Model Agency, dal ’76 la capostipite delle agenzie di reclutamento per le produzioni hard. Insegna e moquette sembrano quelle originali. Come il guardaroba tutto-jeans del capo Jim South, sessantenne texano coi capelli impomatati, che promette alle ragazze guadagni da 2500 dollari al giorno. Dopo un paio di gag sul cognome mi fa parlare con Mister Marcus, autore di The Porn Star Guide to Great Sex, cui ha subaffittato una stanza. Dopo 16 anni questo quarantenne con il fisico di Mike Tyson è pronto per una svolta: «Prima giravo cinque giorni alla settimana, ora uno-due massimo. E ogni volta spero solo di trovare un regista che sappia il fatto suo e una ragazza pulita». La crisi si è sentita anche qui, complice la concorrenza gratuita di YouPorn e la congiuntura finanziaria, e se prima una scena la pagavano anche 1000 dollari ora è festa grande se te ne danno 500 (Steele dice che ai novizi anche 100). Eppure gli aspiranti non sono mai stati così numerosi. «Il preservativo? Io non lo uso, come la maggior parte dei colleghi. Ma facciamo tutti i test regolarmente e sono tranquillo». L’azzardo principale è psicologico: «C’è un alto numero di suicidi perché è un mestiere che ti svuota spiritualmente. Per non finire depresso, come tanti amici, prego molto».

Non altrettanto Margold che, sul biglietto da visita, ha fatto stampare «Dio ha creato l’uomo, William Margold ha creato se stesso». È così preso dal suo mondo, con un ego sovreccitato, da sfidare il revisionismo: «Dieci in 40 anni l’han fatta finita, ovvero quasi niente». Shelley Lubben, ex star che dopo essersi presa herpes, papillomavirus e cancro alla cervice ha fondato la Pink Cross Foundation, nello stesso periodo ne ha censiti 37. «I condom?» insiste Margold, «sono buoni giusto per farci gavettoni d’acqua». Alla Cal/Osha, la divisione di medicina del lavoro della California, nessuno ci ride su. Già adesso, per legge, i datori di lavoro devono difendere i dipendenti dagli agenti patogeni trasmessi col sangue, con «condom o protezioni equivalenti». Il dibattito è aggiornato alla prossima infezione.

A proposito, la porno segretaria del PD, nel famoso film hard amatoriale ha fatto sesso (anche anale profondo) senza preservativo: un grande plauso a lei!